Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

 
LA STAZIONE TERMINI, VIAGGIO NEL TEMPO
(terza parte)
  

 

     La storia della stazione più grande di Roma in un viaggio a
     ritroso nel tempo

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Secoli VIII-I a.C. (Roma in età arcaica e repubblicana)
 
Secondo gli archeologi, nel X-IX secolo a.C. su Palatino, Campidoglio e Quirinale nascono dei piccoli villaggi con capanne di fango e paglia. Intorno alla metà dell'VIII secolo il villaggio che sorge sul Palatino prende il sopravvento sugli altri e un re, che i romani chiameranno Romolo, lo trasforma in una città, Roma.
E l'Esquilino? Proprio per la sua ampiezza, il colle ha avuto uno sviluppo urbanistico particolare, con caratteri diversi tra il settore occidentale e quello orientale.
 
Il settore occidentale viene compreso entro il perimetrodelle mura costruite dal re Servio Tullio (578-534), le Mura Serviane. Costruite con grandi blocchi di tufo "cappellaccio" e lunghe circa 11 chilometri, esse racchiudevano Palatino, Campidoglio, Quirinale,  Viminale, parte dell’Esquilino e la quasi totalità del Celio. 
La difesa dell'Esquilino (
pallino rosso nel plastico ricostruttivo) era spettacolare: era lunga 1,5 Km lungo l’altopiano, alta almeno 5 metri, protetta dall’aggere (un terrapieno di terra e sassi poggiato alla base interna del muro) e preceduta da un largo fossato. Si pensa che un tratto delle mura, quello con la porta Viminalis (pallino verde
nel plastico ricostruttivo), si trovasse dove oggi c'è Piazza dei Cinquecento, davanti alla Stazione Termini. La porta esquilina sopravvive, trasformata in un arco trionfale, addossata alla chiesa di San Vito (vicino a via Carlo Alberto). 

Di queste mura rimangono pochi resti ma è possibile avere un’idea del loro percorso: il percorso delle nuove mura (mura repubblicane), costruite dopo il 378 a.C., ricalca probabilmente quello delle mura serviane, ampliandone l'estensione. Il tratto più lungo di queste mura rimasto in piedi si può ancora vedere sul lato orientale della Stazione Termini (foto a destra).

 


Quindi il settore occidentale dell'Esquilino, protetto dalle 
mura, è stato abitato fin dall'epoca più antica: con Trastevere, era la zona più popolosa della città. 
 
Il settore orientale del colle, invece, quello al di fuori delle mura, per circa ottocento anni è stato occupato da un enorme cimitero, il Campus Esquilinus, il "cimitero dei poveri". Era una zona terribile, malsana e puzzolente: i poveri, gli schiavi, i giustiziati e chi svolgeva lavori infami (ad esempio i lanisti, che organizzavano i giochi gladiatorii, e gli attori, mimi e musici) erano buttati entro fosse comuni, dette puticoli. Erano fosse a cielo aperto, dove i cadaveri in decomposizione attiravano lupi e uccelli rapaci, che divoravano i corpi [insepulta membra differunt lupi / et Esquilinae alites (i lupi e gli uccelli dell'Esquilino  spargono le membra insepolte), scrive il poeta Orazio]. Più che un cimitero era una  discarica, dove i romani buttavano anche i rifiuti e le carogne degli animali. C'era perfino il Tempio della dea Mefitis, la "dea della puzza"!
 



Le cose cambiano quando Mecenate, consigliere e amico dell'imperatore Augusto, tra il 42 e il 35 a.C. bonifica la zona per costruire i suoi horti, gli horti Maecenatis. Scrive ancora Orazio: Ora si può abitare sull'Esquilino reso salubre (nunc licet Esquiliis habitare salubris) e passeggiare al sole sull'aggere, da dove poco fa tristi si guardava un campo informe biancheggiare di ossa. La necropoli viene in parte eliminata interrando alcune zone, e Mecenate da il via alla trasformazione dell'Esquilino in un altopiano dove molti altri aristocratici realizzeranno i loro favolosi horti

Dei magnifici horti di Mecenate rimane visibile assai poco, nella zona vicino a Piazza Vittorio: si tratta di quello che è conosciuto come Auditorium di Mecenate (
a sinistra). Ma non lasciatevi ingannare dal nome. Non era una sala per la musica ma un ninfeo - coenatio, cioè una sala da pranzo con le pareti ricoperte di affreschi (fregi floreali, paesaggi e giardini, uccelli) e una piccola cascata d'acqua corrente, per mangiare al fresco... Non si può dire che Mecenate non sapesse vivere piacevolmente.
  

Prima di Roma (2° millennio a.C.)
 


 
Un fiume che scorre tra una serie di colline di origine vulcanica, coperte da boschi e da una vegetazione molto abbondante, numerosi ruscelli e sorgenti, grotte, e molte paludi nelle valli tra i colli, anche a causa delle frequenti esondazioni del Tevere: così appare 1500 anni prima di Cristo il territorio della futura città di Roma.
Ad est si trova il colle più esteso, caratterizzato da tre cime. Il suo nome sarà Esquilino (da esquilinus, "chi abita al di fuori della città", l'opposto di inquilinus, "chi abita dentro la città"), mentre le sue cime saranno chiamate Cispio (la più alta), Fagutale e Oppio (la più grande).

A nord l'Esquilino è separato dal colle Viminale da una valle attraversata da un torrente, lo Spinon, che si butta in una delle tante paludi del fondovalle, il Velabrum Minus  (dove sorgerà il Foro Romano). A sud l'Esquilino è separato dal colle Celio da un'altra valle con un altro ruscello, il fosso Labicano, che attraversa la zona dove oggi c'è il Colosseo e si butta in un'altra palude, il Velabrum Maius (dove sono le chiese di San Giorgio al Velabro e Santa Maria in Cosmedin). Il percorso del ruscello corrisponde, in parte, alla moderna via Labicana: chi scende nei sotterranei della vicina chiesa di San Clemente può ancora sentire il rumore dell'acqua, che ormai da secoli scorre sotto terra.
A ovest dell'Esquilino c'è il colle Palatino, dove tutto è cominciato circa otto secoli prima di Cristo...