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In
molti criticano questo testo: troppo
retorico, si dice, pomposo, parole arcaiche,
dell'Ottocento...
Be', che le parole siano molto
"Ottocentesche" non c'è dubbio: ma che altro
poteva fare uno che scriveva nel 1847? E
comunque guardate i testi degli altri inni
nazionali e vedrete che come retorica non
scherzano nemmeno loro.
Certo gli inni si possono anche cambiare: o
si possono modificarne le parole. Il Canada
per esempio, nel 2018 ha deciso di eliminare
i riferimenti sessisti dal testo del suo
inno (perché si parla di figli e non di
figlie? ... un bel guaio per il nostro inno
se volessimo adeguarci: già fratelli
d'Italia non funzionerebbe più)
E poi retorico... È retorico quel "Siam
pronti alla morte"? Be', certamente sì. Però
se pensate che il testo è stato scritto da
uno che poi è morto a 22 anni combattendo
per le sue idee, il discorso cambia un po'.
Ma certo, non ci siamo abituati... Noi siamo
abituati alle trasmissioni televisive dove
si telefona al conduttore per partecipare a
un gioco, e una bella vocetta maschile dice:
- Pronto, buongiorno, sono un ragazzo
di trentotto anni e vivo a Milano...
(!!!)
Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì! |
l'elmo di Scipio:
L'Italia ha di nuovo sulla testa
l'elmo di Scipio (Scipione
l'Africano), il generale romano che
nel 202 avanti Cristo sconfisse a
Zama (attuale Algeria) il
cartaginese Annibale. L'Italia è
tornata a combattere.
Le porga la chioma:
La Vittoria sarà di Roma, cioè dell'Italia. Nell'antica Roma alle
schiave venivano tagliati i capelli. Così la Vittoria dovrà porgere la
sua chioma perché sia tagliata, perché la Vittoria è schiava di Roma che
sarà appunto vincitrice.
coorte:
nell'esercito romano le legioni (cioè l'esercito), era diviso in molte
coorti. Stringiamoci a coorte significa quindi restiamo uniti fra noi
combattenti che siamo pronti a morire per il nostro ideale.
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Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì! |
calpesti:
calpestati
Raccolgaci:
la lingua di Mameli è la lingua
poetica dell'Ottocento. Questo
raccolgaci
in italiano moderno sarebbe ci raccolga, un congiuntivo
esortativo che assimila il pronome
diretto. Il significato è: ci deve
raccogliere, tenere insieme.
una speme:
altra parola letteraria e arcaica. Significa speranza. Non c'è
però da stupirsi troppo se Mameli usa queste parole. Nella lingua delle
canzonette di musica leggera intorno al 1950, queste parole si trovano
ancora.
fonderci insieme:
negli anni di Goffredo Mameli l'Italia è ancora divisa in molti
staterelli. Il testo dice che è l'ora di fondersi, di raggiungere
l'unità nazionale.
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Uniamoci, uniamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì! |
per Dio:
doppia interpretazione possibile.
Per Dio è un francesismo e
quindi significa "da Dio": se siamo
uniti da Dio, per volere di Dio,
nessuno potrà mai vincerci.
Certo è però che in italiano "per
Dio" può essere anche una
imprecazione, una esclamazione
piuttosto forte. Che avrà mai voluto
intendere Goffredo Mameli? Siccome
aveva Vent'anni ci piace pensare che
abbia voluto lui stesso giocare sul
doppio senso (in fondo i suoi
rapporti con il Vaticano non erano
buonissimi, tant'è vero che è morto
proprio a Roma dove combatteva per
la Repubblica) |
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì! |
Dovunque è Legnano:
ogni città italiana è Legnano, il
luogo dove nel 1176 i comuni
lombardi sconfissero l'Imperatore
tedesco Federico Barbarossa
Ferruccio:
ogni uomo è come Francesco Ferrucci,
l'uomo che nel 1530 difese Firenze
dall'imperatore Carlo V.
Balilla:
è il soprannome del bambino che con il lancio di una pietra nel 1746
diede inizio alla rivolta di Genova contro gli Austro-piemontesi
I Vespri:
Nel 1282 i siciliani si ribellano ai francesi invasori una sera, all'ora
del vespro. La rivolta si è poi chiamata la rivolta dei Vespri
siciliani
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Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l'Italia chiamò, sì! |
Le spade vendute:
i soldati mercenari si piegano come
giunchi e l'aquila, simbolo
dell'Austria, perde le penne.
Il sangue polacco:
L'Austria, alleata con la Russia (il
cosacco), ha bevuto il sangue
Polacco, ha diviso e smembrato la
Polonia. Ma quel sangue bevuto
avvelena il cuore degli oppressori |
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