Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

  
LA LEGGENDA
DEI TORLONIA

      

La leggendaria storia dei Torlonia, i Rothschild di Roma: da straccivendoli a padroni della città
21 marzo 2006: dopo un lungo restauro, riapre Villa Torlonia sulla Nomentana
Un palazzo perduto: Palazzo Torlonia a Piazza Venezia
Una collezione fantasma: Le sculture antiche di Palazzo Torlonia alla Lungara 
Esercizi con soluzione
 

Livello intermedio 2


"In capo a tutto c'è Dio, padrone del cielo, poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe, poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi il nulla, poi ancora il nulla, poi vengono i cafoni." (Ignazio Silone, Fontamara, 1933)

Per più di due secoli a Roma il nome "Torlonia" è stato sinonimo di ricchezza sfacciata e potere assoluto. Ancora fino a pochi decenni fa era così: nel film
del 2005 Romanzo criminale (regia di Michele Placido, dal romanzo di Giancarlo De Cataldo), il Dandi,  un delinquente degli anni '70, prima di salire sulla sua costosissima macchina da corsa dice "'Questa a Roma ce l'avemo solo io e il principe Torlonia".


Niente male per una famiglia di origine francese il cui capostipite, Marin Tourlonias, era venuto a Roma senza un soldo nel 1750! Alla sua morte era così ricco e famoso da avere l'onore di essere sepolto dentro la chiesa di San Luigi dei Francesi. 
La storia dei Torlonia è quella di una rapida e inarrestabile scalata sociale. 
 
Il figlio di Marin, Giovanni (1755-1829), diventa il banchiere di gran parte dei nobili romani e di molti potenti d'Europa. La ricchezza della famiglia aumenta enormemente e molti aristocratici, a corto di denaro, finiscono per ipotecare e poi per svendere le loro proprietà, le opere d'arte prima di tutto. 
I Giustiniani, che cedono quasi tutta la loro collezione di sculture antiche per pochi soldi, definiscono sprezzantemente Giovanni "scaltro cambiavalute di origine francese". 
 
Con la ricchezza arrivano anche i titoli nobiliari: per i suoi meriti “commerciali” Giovanni diventa marchese di Romavecchia, principe di Civitella Cesi, duca di Poli e Guadagnolo e infine, grazie a un matrimonio, principe Cesarini Sforza.

Uno dei suoi figli, Alessandro (1800-1886), consolida le ricchezze della famiglia e grazie al matrimonio di una delle figlie si imparenta anche con i principi Borghese. 
Ricchissimo, uomo d'affari spregiudicato ma colto, spende somme enormi per acquistare opere d'arte in tutta Europa; ha un livello di vita così regale che Stendhal lo definisce "lo splendido". Certo, i membri delle antiche, e impoverite, famiglie aristocratiche romane (i Colonna, i Barberini, i Doria Pamphjli) mal sopportano questi parvenus di recente nobiltà. Ma non c'è dubbio che per gran parte dell'Ottocento sono i Torlonia a rappresentare Roma a livello internazionale.
 

ANTONIO CANOVA (attr.), Canova mostra a Giovanni e Anna Maria Torlonia il bozzetto dell'Ercole e Lica, 1811 circa 
(in Deposito al Museo di Palazzo Braschi)

Proprio per esibire questo ruolo sia Giovanni che Alessandro cominciano ad acquistare palazzi e ville, comprandoli alle famiglie nobili piene di debiti. Comprano Palazzo Giraud  al Borgo vaticano, una costruzione della fine del Quattrocento ancora oggi proprietà della famiglia (è uno dei pochi edifici sopravvissuti agli sventramenti di epoca fascista per la realizzazione di Via della Conciliazione). 
E comprano Palazzo Bolognetti a Piazza Venezia, trasformandolo in una vera reggia (oggi scomparso). Un terzo palazzo è a Trastevere, Palazzo Torlonia alla Lungara, sede della eccezionale collezione di sculture antiche della famiglia.
Fuori le mura, i Torlonia acquistano Villa Albani sulla via Salaria, una bellissima villa-museo piena di sculture antiche. E, ancora, la seicentesca Vigna Colonna sulla via Nomentana.
 
E questo solo a Roma...
Ecco perché i Torlonia hanno colpito così in profondità la fantasia dei romani. Ed ecco perché mia madre, quando da adolescente le chiedevo qualcosa di troppo costoso, mi rispondeva "Mica sei nata a casa Torlonia..."