Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi e Roberto Tartaglione

 

DAL CODICE DA VINCI
AI MISTERI DI GIORGIONE

 

Suggerimenti per un nuovo romanzo di Dan Brown o per la  trama di un film.
 Note sulla nostra interpretazione della Tempesta (dedicate a chi crede alle storie di Dan Brown)
Alcuni link che riguardano la vita di Giorgione, le varie interpretazioni della Tempesta.
Un esercizio di lingua e di fantasia
 

Livello avanzato


Giorgione
La tempesta

1502-1503 o 1507-1508 o 1505-1510
olio su tela; cm 82 x 73
Venezia, Gallerie dell'Accademia

Un paesaggio di alberi, rovine ed edifici viene illuminato dal bagliore di un lampo, che squarcia nuvole scure cariche di pioggia.  
Sullo sfondo c'è una città fortificata, che si affaccia su un fiume; in primo piano, a destra una donna seminuda che, seduta a terra, allatta un bambino e a sinistra un giovane soldato in piedi. E poi alberi, cespugli e rocce riprodotti con grande naturalezza, e un'antica rovina.
È una rappresentazione emozionante e misteriosa della realtà, grazie ai colori che si fondono con l'atmosfera densa e carica di vapori, cosicché le forme appaiono morbide, quasi sfumate. Un natura da "sentire" con l'anima più che da vedere con gli occhi.

 
Le interpretazioni de "La Tempesta" di Giorgione espresse dagli storici dell'arte del passato e del presente, pur suggestive e talora ricche di spunti interessanti, sembrano spesso peccare di una eccessiva smania dei critici di attribuire a Giorgione intenzioni e volontà rispondenti più alla loro personalità che non a quella dell'artista stesso.
Un'analisi più accurata ed onesta non può invece che partire dai fatti: Giorgione, pittore veneto e dalla vita misteriosa, subisce certamente l'influenza di Leonardo da Vinci, che soggiornò a Venezia nell'anno 1500; la sua appartenenza al Priorato di Sion o alla versione veneta del priorato, chiamata Rosacroce - seppure non documentata - è altamente probabile. Nello stesso tempo la sua contemporaneità con Nostradamus pone intriganti quesiti anche al lettore più disattento: e se le quartine di quest'ultimo gli erano note, come non ricordare che secondo Leonardo la pittura è una poesia muta mentre la poesia è una pittura cieca? 
 
Ma andiamo con ordine. Nel dipinto "La Tempesta" vediamo innanzi tutto la presenza di due generi, il maschile e il femminile. Tre sono i regni presentati, quello animale, quello vegetale e quello minerale. Quattro gli elementi della natura: terra, acqua aria e fuoco.
La terna numerica 2-3-4 ci rimanda immediatamente ad alcuni aspetti numerologici che Giorgione non può avere ignorato.
2-3-4 significa infatti anche 2 volte 3 (6) e 2 volte 4 (8). E quindi 2-6-8, o forse 26-8.
La  somma interna  di 2-3-4 è quel numero 9 che rappresenta invece la perfezione del 3 volte 3 (33).
Se dalla somma dei regni e degli elementi della natura (4+3=7) togliamo i 2 generi maschile e femminile (che si annullano nella divinità) otteniamo 5, che moltiplicato per se stesso diventa 25, cabalisticamente più complesso da identificare.

Non è necessario davanti a questi fatti dar sfogo a dotte fantasie o contorte interpretazioni: il 26-8, cioè il 26 agosto, è la data in cui il cardinale veneziano Albino Luciani è diventato Papa con il nome di Giovanni Paolo I
E 33 sono stati i giorni del suo pontificato: sarà un caso che proprio Nostradamus abbia parlato di un Papa Per troppa bontà dolce a morire provocato." (C10, Q12); e sarà ancora un caso che in  De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae, stampate a Venezia nel 1527, un libretto di profezie ad opera di un monaco di Padova, ci sia di nuovo una profezia che a proposito di Giovanni Paolo I dice: “passerà rapido come una stella cadente, il pastore della laguna”?
E se quel 25 non corrisponde direttamente all'anno dell'elezione del pontefice, avvenuta nel 1978, possiamo ignorare che la somma interna delle cifre di 1978 sia proprio 25?

Eppure questi inconfutabili richiami a Papa Giovanni Paolo I sembrano non aver nulla a che vedere con l'immagine de La Tempesta: che relazione può esserci tra il papa veneziano e quella donna che allatta un bambino di fronte a quel soldato?

Mentre la tempesta sta per abbattersi sull'umanità il soldato - un mercenario, stando al suo abito da "lanzichenecco" - sembra attendere un evento o forse un segnale. Un evento collegato a quella donna, a quella madre sul lato orientale del fiume, davanti alla città fortificata con mura e torri. Non sfuggirà al lettore colto che la donna altri non è che la Grande Madre, che gli antichi - Luciano, Apuleio - identificavano con Venere e Iside, equivalenti della mesopotamica dea Ishtar. Cosicché la città turrita potrebbe essere l'antica Babilonia, sulle sponde dell'Eufrate. 

Soffermiamoci ora sulla città: ciò che più sorprende nelle varie e fantasiose interpretazioni date di questo dipinto è il fatto che gli studiosi abbiano trascurato di dar peso all'ultimo edificio sul fondo del quadro, appena a sinistra dopo le mura. Già riconoscibile ad occhio nudo come la raffigurazione della Basilica di San Pietro in Vaticano, questa identificazione è comprovata da una sofisticata analisi fatta al computer con l'ingrandimento di questa sezione del quadro. Né questo inficia l'identificazione  della città con Babilonia: la "Verità", simboleggiata dal massimo simbolo della cristianità (la Basilica di San Pietro), era apparsa, sia pure in forma di schegge minuscole e isolate, anche nel mondo che non conosceva il vero Dio, tra i sapienti e i filosofi. E chi può mettere in dubbio che la "verità" abbia illuminato gli antichi abitanti delle Mesopotamia (simboleggiata da Babilonia), là dove nacque la scrittura, e quindi la Storia?
 

 
CONCLUSIONI

L'ordine del Priorato di Sion è più noto in Veneto come Rosacroce (Rose-croix Veritas), sottotitolo che il Priorato di Sion si era dato a partire dal 1188. 
 
Gli appartenenti veneti a Rosacroce (cui avrebbe aderito anche Papa Giovanni XIII, non a caso patriarca di Venezia) erano dediti a pratiche alchemiche e profetiche, in stretto collegamento con i testi del profeta Malachia, di Nostradamus e del monaco di Padova autore del
De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae.
Il patrizio veneziano Marcantonio Michiel cita per la prima volta La Tempesta di Giorgione nel suo "Notizie d'opere del disegno" (1530). L'anagramma del nome del patrizio (lo intimo macchinare) avrebbe potuto o dovuto già mettere in sospetto quelle gerarchie ecclesiastiche che del quadro sembrano interessarsi ben poco.

Torniamo alla Tempesta. Per noi è chiaro che si tratta della rappresentazione dipinta  della profezia scritta da Nostradamus sulla prima Guerra del Golfo (Tempesta sul deserto, il "Desert Storm" del 1990): Sotto i cieli di Babilonia, iniqui, / grande sarà di sangue l'effusione / terra, aria, mare, cielo non proficui / sete, fame, stati, peste, confusione (quartina I,55).
Il soldato occidentale attende quasi indifferente che la tempesta  si abbatta sull'umanità provocando la Madre di tutte le battaglie,  qui simboleggiata dalla donna (la Grande Madre - Ishtar), in prossimità di Baghdad. 
Giorgione dipinge ciò che Nostradamus scrive e che Leonardo teorizza.

Attraverso il quadro di Giorgione gli appartenenti a Rosacroce tramandarono l'immagine della Guerra del Golfo (Tempesta nel deserto), guerra che poteva essere evitata solo da Papa Albino Luciani, ultimo esponente veneto dell'Ordine.  
Intorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali definendo Papa Albino Luciani il Papa della medietate lunae, ovvero la mediazione della luna. Sembra evidente il collegamento fra questo pontefice (anche il nome "Albino" richiama la luce) e la mediazione della luce della luna nei confronti di quella stellare: e la dea Ishtar di Uruk - prima di essere associata al culto della Grande Madre - era del resto la divinità collegata al culto della stella della sera, così come Venere nella tradizione latina.
 
Nel suo pontificato Papa Luciani avrebbe potuto intervenire (sulle banche vaticane gestite da Monsignor Marcinkus in diretto contatto con i fabbricanti di armi americani?) mediando  per chiudere quei canali finanziari che furono poi alla base dell'evento bellico. Ma 33 giorni non bastarono e il papa inspiegabilmente morì. Non sta certo a noi stabilire  se ci fu una mano assassina (né abbiamo prove che questa mano sia stata mossa da quella stessa Opus Dei che del quadro di Giorgione non ci ha mai voluto parlare). 
A noi basta sottolineare che, come ricorda Umberto Eco, qualcuno ha tramato o trama ancora nell'ombra. A questi misteriosi personaggi va attribuita la scomparsa di chi aveva messo in chiaro un cifrato che doveva restare nascosto o noto soltanto a chi determina in segreto i destini dell'occidente.

 

NOTE PER QUELLI CHE CREDONO ALLE STORIE DI DAN BROWN