Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

 

IL PAESE DEI LIMONI

  

 Italia e Germania: piccola cronaca di un rapporto molto antico e qualche volta difficile. 

 
  

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Secondo un luogo comune "I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano. Gli italiani invece stimano i tedeschi, ma non li amano". Noi non crediamo nei luoghi comuni. 

Certo, i tedeschi ci hanno dato parecchi dispiaceri. 
Ancora non abbiamo digerito la sconfitta nella foresta di Teutoburgo (9 d.C.): ben 3 legioni dell'esercito imperiale romano (XVII-XVIII-XIX), comandate da Publio Quintilio Varo, distrutte da una confederazione di Germani guidata dal principe Arminio. Più di 20.000 morti! All'imperatore Augusto a momenti è venuto un colpo (“Varo, rendimi le mie legioni!”) e, per dispetto, abbiamo smesso di costruire strade e organizzare spettacoli di gladiatori al di là del Reno e del Danubio.

 
E sullo stomaco ci è rimasto anche il Sacco di Roma (maggio 1527). È vero che dei 30.000 soldati di Carlo V che hanno attaccato la città solo 12.000 erano tedeschi... Ma nella memoria collettiva gli 8 giorni di saccheggi, devastazioni e massacri sono associati soprattutto ai Lanzichenecchi, anche se sappiamo che i 12.000 italiani e i 6.000 spagnoli che componevano l'esercito imperiale non si sono comportati da angioletti (secondo il priore del convento di Sant'Agostino "i tedeschi furono cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli"). 
 
I Lanzichenecchi davanti a Castel Sant'Angelo, incisione
Ma noi ci siamo vendicati, e nel modo più crudele possibile. 17 giugno 1970, stadio Azteca di Città del Messico, ore 16 locali. Campionato del mondo di calcio, semifinale Italia-Germania. L'Italia segna dopo 8 minuti di gioco, la Germania pareggia a pochi secondi dalla fine della partita. Dopo due tempi supplementari che sono entrati nella leggenda del calcio, la partita finisce 4-3 per l'Italia. Vendetta, tremenda vendetta!
 
E, d'altra parte, come dimenticare che è stato un pittore austriaco, Johann Friedrich Overbeck, a dipingere Italia 
e Germania come due fanciulle teneramente abbracciate, diverse ma proprio per questo necessarie l'una all'altra?
Overbeck e i suoi amici viennesi formavano un gruppo di pittori chiamati Nazareni: si erano trasferiti a Roma (1810), vivevano nel convento di Sant'Isidoro ed erano protetti dal principe Ludwig di Baviera. Ludwig era un grande amante dell'arte e veniva a Roma spesso, e non solo per motivi artistici: era infatti l'amante di Marianna Florenzi, moglie del marchese Ettore. Se di giorno si dedicava ai musei, molte serate le passava al Caffè Greco, ma anche all'Osteria della 
J. F. OVERBECK, Italia e Germania, olio su tela, 1811-28 (München, Neue Pinakothek)
Campana al Teatro Marcello (frequentata già da Goethe) e all'Osteria di Piazza Barberini, dove aveva un tavolo riservato.
 
FREDERIC LEIGHTON, Ritratto di Nanna, 1859 (Philadelphia, Museum of Arts) ANSELM FEUERBACH, Ifigenia, 1871 (Stuttgart, Staatsgalerie). ispirato all'immagine dell'amante Nanna  Anche per Anselm Feuerbach (1829-1880) l'Italia è stata arte e amore. Irrequieto e sempre insoddisfatto, a Roma aveva trovato un po' di tranquillità emotiva e di studio (Roma: al suono di questa parola finiscono i sogni ed inizia la conoscenza di se stessi e Roma, l'antica incantatrice, indica ad ogni essere umano il suo posto). Aveva trovato, in più, un amore appassionato e tempestoso: è stato infatti l'amante di Anna Risi, moglie di un calzolaio di Trastevere, conosciuta come Nanna e modella di grandi artisti come Leighton e Böcklin.

Ma l'innamorato più appassionato dell'Italia è stato sicuramente il grande Johann  
Wolfgang Goethe, venuto la prima volta nel nostro paese dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788. Venuto qui per cercare l'arte e la storia dell'Antichità, Goethe ha finito per trovare la vita, e se stesso: basta leggere il Viaggio in Italia, il suo diario, che non è una descrizione dell'Italia ma il racconto delle impressioni che il nostro paese e la gente lasciavano su di lui.
E proprio in questi mesi gli siamo ancora più riconoscenti:  grazie a lui possiamo ancora pensare all'Italia come al paese dove fioriscono i limoni e non come a una "repubblica delle banane".
  
JOHANN HEINRICH WILHELM TISCHBEIN, Goethe nella campagna romana, 1786 (Frankfurt, Städelsches Kunstinstitut) Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Nel verde fogliame splendono arance d'oro
Un vento lieve spira dal cielo azzurro
Tranquillo è il mirto, sereno l'alloro
Lo conosci tu bene?
Laggiù, laggiù
Vorrei con te, o mio amato, andare!

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn? 
Im dunklen Laub die Goldorangen glühn,
Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,
Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht,
Kennst du es wohl?
Dahin! Dahin
Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!