Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni.
A cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi

 
   

Giulia Grassi

 
IL TASSO FURIOSO

 
 
 
 

Qualche informazione sul poeta Torquato Tasso e sul suo mito di artista "maledetto" 

 
 

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Pensate che l'arte può nascere solo dalla sofferenza, dall'incomprensione, dall'isolamento e dalla follia? Bene, Torquato Tasso è il vostro poeta. Le sue vicende biografiche, infatti, sembrano un concentrato degli elementi tipici dell'artista tutto "genio e sregolatezza": non a caso l'Ottocento romantico ne ha fatto un vero e proprio mito.
E. DELACROIX, Tasso nell'ospedale di Sant'Anna a Ferrara, XIX secolo  
C'è la detenzione in prigione, dove finisce per aver tentato di uccidere un servitore da cui si sentiva spiato (1577); e da cui evade, come Benvenuto Cellini da Castel Sant'Angelo o
Casanova dai Piombi di Venezia.
C'è il soggiorno in manicomio, come Van Gogh e tanti altri "maledetti": Tasso trascorre sette anni (1579-1586) nell'ospedale di Sant'Anna a Ferrara, "rinchiuso e incatenato come frenetico" dopo i violenti attacchi al duca Alfonso II d'Este. È qui che viene a trovarlo Montaigne (1580), che descrive la sua condizione psicologica "disagiata", contribuendo in modo decisivo alla fama di folle del poeta.

C'è anche un supposto, e non provato, amore per la duchessa Eleonora d'Este, alla quale leggeva brani del suo poema, e che secondo alcuni critici sarebbe la causa principale della sua follia.
 
Ma c'è anche l'insofferenza per le critiche, l'incomprensione dei contemporanei (non generalizzata, a dire la verità), il rapporto conflittuale con il potere politico, che il Tasso viveva come un limite alla sua creatività. E ci sono rapporti delicati con la Chiesa, nel pieno della Controrifoma cattolica: Tasso arriva perfino ad autodenunciarsi al Tribunale dell'Inquisizione (venendo assolto al processo).

Sorrento 1544 - Roma 1595.
Figlio del poeta Bernardo.
 
Vive principalmente alla corte degli Estensi di Ferrara (1565-77 e 1579-86), ma si muove irrequieto tra numerose corti italiane. Soggiorna infatti presso i Gonzaga di Mantova  ma anche a Urbino, Torino, Napoli, Padova, Venezia, Sorrento, Vercelli, Roma, Firenze, Bergamo, Loreto, Genova.
La sua opera principale è
La Gerusalemme liberata

che, attraverso varie stesure, lo impegna dal 1559 fino
alla sua morte.

Durante il primo soggiorno a Ferrara si manifestano i primi segni di quella "follia" che lo accompagnerà per il resto della sua vita, e che ha colpito profondamente poeti, musicisti e pittori in tutta Europa.
La sua biografia ha infatti ispirato, tra gli altri, Goethe, Byron, Chateaubriand, Leopardi, Donizetti;
e innumerevoli pittori fin dal XVI secolo. 

 

D. MORELLI, Tasso legge la Gerusalemme liberata a Eleonora d'Este,
1884 (Roma, GNAM)

 

 
E poi la vita errabonda, col suo peregrinare da una corte all'altra, e la morte a Roma a soli 51 anni, poco prima di essere incoronato come poeta al Campidoglio (laurea poetica). Non a caso il critico Francesco De Santis lo ha interpretato come un artista tipico delle età di crisi, come è stata la seconda metà del XVI secolo, uno degli "illustri malati delle epoche di transizione".

Insomma, un'esistenza intensa e sopra le righe che, unita alla genialità delle sue opere, non poteva lasciare indifferenti. E in effetti la sua leggenda nasce pochi anni dopo la morte, basta leggere i versi iniziali del sonetto Sulla tomba del Tasso, pubblicato nel 1612 dal poeta Giambattista Marino:
 

 

 

Qui giace Tasso, peregrin, quel Tasso
che il pio duce cantò
; dal Tago al Gange,
ogni lingua, ogni stil l'onora e piange.
Ferma, al nome divin, lo sguardo e 'l passo.

Nel convento di Sant'Onofrio, sul Gianicolo, c'è la sua tomba. E la quercia famosa,
la Quercia del Tasso. Un luogo da visitare, quando si viene a Roma.

Ma un altro luogo dove ricercare lo spirito del Tasso e della Gerusalemme Liberata
è a Bomarzo (Viterbo), dove c'è l'incredibile Bosco Sacro o "Parco dei mostri", un grande giardino con statue di esseri mostruosi e mitologici ed architetture
impossibili (seconda metà del XVI secolo). Secondo i critici, una parte del bosco è

Sacro Bosco di Bomarzo, statua di Cerbero (dopo il 1573)
  stata immaginata come un vero percorso stregato e infernale proprio ispirandosi alla
foresta di Saron, descritta nel poema.

F. HAYEZ, Rinaldo e Armida, 1814 (Venezia, Gallerie dell'Accademia)    GUERCINO, Erminia ritrova Tancredi ferito, 1619 (Roma, Galleria Doria-Pamphilj)