Non siamo certo i primi a
notare che la frequenza d’uso del termine cazzo in italiano parlato
sia incredibilmente alta: se è vero come è vero che le prime 1000
parole più utilizzate nella nostra lingua occupano oltre l’85% del
nostro lessico quotidiano, non può lasciare indifferenti il fatto
che questa, che in teoria dovrebbe costituire un tabù linguistico,
occupi nel dizionario di frequenza d’uso dell’italiano parlato (noto
come LIP), il ruolo numero 722, una posizione per intenderci più
gratificante di quella di sostantivi come viaggio (781) e saluto
(982). E se pensiamo che nella patria di Michelangelo il termine
affresco sta al numero 5914, questo può far riflettere.
Inoltre, considerando che il LIP è del 1993 e che da allora il
linguaggio comune non sembra aver preso una direzione più
speditamente lanciata verso qualche forma di particolare
raffinatezza o di eleganza metaforica, c’è da ritenere che, in una
più aggiornata elaborazione di dati, il termine in questione possa
occupare un ruolo perfino più rilevante.
Insomma ci pare che valga la pena studiare con un po' di attenzione
questo termine. Certo è volgare: e se è bene che anche gli italiani
si controllino un po' nel pronunciarlo, ancor più importante è che
gli stranieri non tentino di farne uso per "far vedere come sono
integrati". La stessa parola che pronunciata da un madrelingua, al
momento giusto, con l'intonazione giusta e nel contesto giusto, può
suonare qualche volta perfino divertente, pronunciata da uno
straniero, al momento sbagliato, con l'intonazione sbagliata e nel
contesto sbagliato, può suonare davvero oscena.
Il materiale che proponiamo è piuttosto ricco. Ne offriamo quindi
una versione pdf da scaricare qui sotto.
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