Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi  Roberto Tartaglione  

 
HO VISTO COSE CHE...
  

La storia di un viaggio lungo trentacinque secoli: l'obelisco di Tutmosis III dall'Egitto a Roma

Link: Gli obelischi di Roma; Augusto e i pilastri del dio sole; L'Egitto in riva al Tevere; Da Caligola a San Pietro  

Qualche esercizio (tanto per dare i numeri) e SOLUZIONE
Vedi anche Piazza San Giovanni in Laterano

  

Livello elementare 2


 
Mi presento: sono uno dei monumenti più antichi di Roma.

No, non sono il Colosseo (e non c'è mica solo il Colosseo a Roma!). Ma non sono nemmeno il Pantheon o il Circo Massimo. Modestamente, quando Roma era ancora un villaggio di capanne di fango e paglia, otto secoli prima di Cristo, io esistevo già da ben sette secoli.  

3400 anni fa il faraone egiziano Tutmosis III mi ha fatto sistemare a Karnak, proprio davanti al grande Tempio di Amon (un posto centrale, luminoso, ben frequentato… niente male devo dire).
Il sole dell'Egitto mi ha scaldato per 1700 anni, fino a quando, nell'anno 357 dopo Cristo, ho lasciato la sabbia del deserto per finire in un'altra sabbia, quella del Circo Massimo a Roma.
 
Il Circo Massimo nel Plastico di Roma Imperiale: al centro della spina, l'obelisco di Tutmosis III (Roma, Museo della Civiltà Romana)

Costanzo II, l'imperatore romano, ha fatto costruire una nave apposta per me - diciamo che le mie misure sono extra-large: peso 340 tonnellate e sono alto 32 metri, anzi, 40 con la base -, una nave costruita solo per portarmi nel mio nuovo paese. E gli abitanti della "città eterna", che pure sono così abituati a vedere cose e fatti straordinari, davanti a quella nave sono rimasti a bocca aperta per come era grande: aveva 300 remi! E anche sollevarmi non 

è stato uno scherzo: migliaia di uomini, chilometri di funi, enormi argani di legno, castelli di impalcature.  

Ero bellissimo: alto, elegante, con in cima una fiaccola di bronzo dorato. Il sole faceva brillare il metallo, sembravo "incoronato" da fiamme vere! Dal centro dell'arena del Circo Massimo ho sentito per anni e anni le urla di trecentomila spettatori impazziti e ho visto centinaia e centinaia di corse delle quadrighe. E quante teste rotte ho visto! 

Ma è stato per poco…  
Piano piano, intorno a me, è sceso il silenzio: ho visto crollare le gradinate del Circo, saccheggiare i palazzi degli imperatori sul Palatino, e poi ho visto di nuovo crescere capanne di fango e paglia, stavolta però al riparo delle enormi rovine dell'impero. E anch'io sono crollato, sepolto da macerie e detriti.

Lunghi secoli di sonno. E poi, nel 1587 un altro potente sovrano, papa Sisto V, mi ha trovato una nuova sistemazione e mi ha fatto mettere a fianco della Basilica di San Giovanni in Laterano. E qui mi trovo ancora, a guardare il fiume di macchine, autobus e motorini che sgommano e strombazzano ai miei piedi. E devo dire che qualche testa rotta la vedo ancora.  
Certo, lo so: da sacro "pilastro del dio sole" a spartitraffico nella Roma del XXI secolo non è una grande carriera. Ma sono comunque il più alto e il più antico degli obelischi che decorano la città. Ed è probabile che – nello stesso posto o qualche metro più in là – fra un migliaio di anni sarò ancora qui. Io.
 
GIUSEPPE VASI, Obelisco e Palazzo Lateranense, incisione della metà del XVIII secolo L'obelisco di San Giovanni nel traffico dei nostri giorni