Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
|
|
Tiberio Claudio Nerone
sale al trono a 17 anni, nel 54 d.C., succedendo all'imperatore Claudio,
che sua madre Agrippina aveva sposato in seconde nozze. E
muore nel
68,
suicida. Il suo nome è, da sempre, sinonimo di violenza, intrigo, crudeltà, megalomania, potere che degenera in dispotismo. E a leggere la sua biografia, questa fama sembra giustificata. |
Il primo atto da imperatore è far uccidere Britannico, figlio del
defunto imperatore Claudio, perché lo considera un possibile rivale.
Non è che l'inizio. Farà uccidere sua madre Agrippina, perché pretendeva di condividere
con lui il potere e, in più, si opponeva al suo amore per Poppea:
Nerone aveva già una moglie, Ottavia. Tre anni dopo la morte di
Agrippina, Ottavia sarà costretta al divorzio, mandata in esilio a
Pandataria e lì uccisa col taglio delle vene, per simulare il suicidio.
E una sorte simile toccherà in seguito a Poppea: uccisa con un calcio
dallo stesso Nerone. Benché amante delle arti e della musica (è stato un collezionista raffinato di opere d'arte e poeta dilettante) ha costretto al suicidio il filosofo Seneca (per anni suo consigliere), lo scrittore Petronio (autore del Satyricon) e il poeta Annio Lucano che nel 65 avevano, sembra, partecipato a una congiura di un gruppo di intellettuali e senatori, stanchi del suo governo tirannico e folle. È inutile sottolineare che i tre se ne andarono all'altro mondo in buona compagnia. |
Insomma, un personaggio spaventoso. Possibile che non abbia fatto niente di buono? Gli storici antichi che ne parlano - Tacito, Svetonio, Dione Cassio - sono sicuramente affidabili, anche se non sempre veramente obiettivi e in buona fede. Per questo molti storici moderni hanno un'opinione non così negativa di Nerone, e c'è chi lo considera un grandissimo uomo di Stato, vittima di duemila anni di calunnie (Massimo Fini). |
Chi
parla sempre bene di Nerone sono gli storici
dell'arte. Per loro la Domus Aurea non è solo la reggia di un tiranno
ma è un "laboratorio" nel quale si sperimentano soluzioni
architettoniche e spaziali destinate a trasformare l'architettura
romana, e a condizionarla nei secoli successivi. E grandiosità e modernità caratterizzano tutta la sua politica edilizia. Fa costruire in Campo Marzio un anfiteatro in legno che viene descritto come una sfida al cielo, con gradinate immense e un telone azzurro tempestato di stelle; e |
poi un mercato (macellum), un teatro, un
circo (in Vaticano, dove è stato giustiziato San Pietro nell'anno 67),
le Terme in Campo Marzio, le prime terme pubbliche fatte fare da un
imperatore. Ottime le norme urbanistiche ed edilizie introdotte dopo l'incendio del 64, e abbandonate dai suoi successori: nelle zone distrutte dall'incendio non si costruisce in modo disordinato e senza un piano, ma calcolando l'allineamento delle vie e lasciando un'ampia carreggiata alle strade; inoltre vengono fissati limiti all'altezza delle insulae (palazzi a più piani), che devono avere grandi cortili, portici per proteggere le facciate degli isolati e balconi. Costruire edifici enormi e splendidi, realizzare opere audaci piegando la natura alle necessità della vita civile, esaltare la bellezza: un programma nobile ed eroico, degno di ammirazione, ma disgraziatamente maturato nella mente di un uomo dall'indole crudele e folle, che ha trasformato il potere in arbitrio e la grandezza in eccesso. |