SCUDIT, SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, MATERIALI DIDATTICI DI ITALIANO PER STRANIERI
A CURA DI ROBERTO TARTAGLIONE E GIULIA GRASSI


 

Materiale: n. 7  -  Data: 12.09.1999  - Livello: avanzato (C1) - autore: Roberto Tartaglione

MEMORIA LETTERARIA
E FRASI IDIOMATICHE
Lista di versi di poesie noti a tutti... o quasi

 


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(aggiornato: agosto 2023)

Il "bagaglio culturale dei nativi" comprende una serie di espressioni (modi di dire, frasi fatte, citazioni ecc.) che sono noti "naturalmente" ai madrelingua e non sempre sono interpretabili da chi madrelingua non è.
Fra i modi di dire possiamo includere
Paese che vai... (così noto che a volte è enunciato perfino senza concludere con ...usanze che trovi); fra le frasi fatte la buffa espressione signora mia, detto quando si vuole sottolineare la banalità di un determinato contenuto o la sua stereotipicità (i giovani oggi non hanno più voglia di lavorare, signora mia!).
Fra le citazioni note se non a tutti almeno a "quasi" tutti, ci sono versi di canzoni  o di opere (
finché la barca va, la donna è mobile), citazioni dantesche (senza infamia e senza lode) e anche versi di poesie note a un gran numero di nativi.

Tutte queste formule non solo si impiegano talvolta nella conversazione quotidiana, ma sono frequentemente impiegate per creare titoli di giornali o slogan pubblicitari che si catterizzano proprio  per una allusione o un riferimento a qualcosa di noto ai lettori. Se un articolo parla di siccità e di crisi idrica può intitolarsi Chiare fresche dolci acque e non è necessario che chi legge colga il riferimento culturale. Per il lettore "normale" è una frase comprensibile, mentre il lettore smaliziato sorriderà per il bizzarro riferimento a Petrarca.

Quali versi di poesie (di scolastica memoria) sono entrati nel "bagaglio culturale" proprio dei nativi italiani?
 
Da una indagine condotta nel 1999 da alcuni studenti stranieri di Scudit, Scuola d'Italiano Roma (e in particolare da
Agata Borkowski), sembrerebbe che almeno i versi qui catalogati facciano parte del repertorio delle frasi idiomatiche italiane più comuni.
Abbiamo precisato la data del sondaggio perché la memoria di questi versi è strettamente legata alla formazione scolastica: in passato nelle scuole elementari e medie c'era l'obbligo di studiare a memoria certe poesie ed è perciò naturale che le persone di una certa età, al di là del loro grado di formazione culturale, ne abbiano conservato memoria. Dobbiamo perciò presumere che a distanza di qualche decennio i versi che nella nostra tabella occupano i posti più bassi siano quasi spariti dai ricordi dei nativi. Ma per essere sicuri bisognerebbe tentare un nuovo sondaggio.

Se è dunque certamente vero che l'età degli intervistati ha una grande influenza sulla conoscenza dei versi (
i giovani non studiano più a memoria le poesie come una volta, signora mia!), è anche vero che quando più del 90% del campione sa concludere un verso come EI FU, continuandolo con SICCOME IMMOBILE, possiamo considerare questa espressione come decisamente acquisita dai nativi.

Precisiamo allora:

a) L'indagine è stata condotta su un campione di 100 italiani di tutte le età e di diversi gradi di istruzione. Sono stati esclusi solo insegnanti di letteratura o persone che per studi accademici avessero competenze letterarie particolari.

b) A ogni persona intervistata è stato detto l'inizio del verso delle poesie (qui scritto in rosso). Si è verificato se gli intervistati sapessero continuare.

c) Dall'indagine sono stati esclusi i versi della Divina Commedia (troppo numerosi quelli conosciuti)

d) Le risposte giuste, di solito, non avevano relazione con il grado di istruzione degli intervistati ma solo con l'età: i più vecchi le conoscevano quasi tutte i più giovani meno.

e) A influenzare il risultato contribuisce la diffusione di alcune poesie citate in parte o interamente in canzoni moderne (Il testo di San Martino è utilizzato in una canzone di Fiorello, Se fossi fuoco è stata musicata da Fabrizio de André,  A Venezia è citata in una canzone di Battiato)

f) Più del 90% degli intervistati ha saputo continuare il verso di Manzoni Ei fu, recitando almeno siccome immobile. Molte persone, di questa poesia, hanno saputo recitare intere strofe.

Precisato anche che la ricerca non ha un rigoroso valore scientifico ma esclusivamente indicativo, elencheremo qui, in ordine decrescente di "importanza", i versi che dalla ricerca appaiono più noti agli italiani. Nella seconda colonna della tabella è indicata la percentuale di intervistati che ha dimostrato di conoscere il verso (per esempio, il 93% delle persone a cui è stato detto "ei fu" ha automaticamente continuato il verso con "siccome immobile").

 
Ei fu - siccome immobile
(5 maggio, Alessandro Manzoni)
93%
O cavallina - cavallina storna
(La cavalla storna, Giovanni Pascoli)
93%
La donzelletta - vien dalla campagna
(Il sabato del villaggio, Giacomo Leopardi)
89%
La nebbia - agli irti colli
(San Martino, Giosuè Carducci)
87%
L'albero a cui tendevi - la pargoletta mano
(Pianto antico, Giosu Carducci)
81%
M'illumino - d'immenso
(M'illumino d'immenso, Giuseppe Ungaretti)
77%
Sempre caro mi fu - quest'ermo colle
L'nfinito, Giacomo Leopardi)
77%
Chiare fresche - dolci acque
(Chiare fresche dolci acque, Francesco Petrarca)
75%
T'amo - pio bove
(Il bove, Giosuè Carducci)
75%
Eran trecento - eran giovani e forti
(La spigolatrice di Sapri, Luigi Mercantini)
62%
Tanto gentile - e tanto onesta pare
(Tanto gentile, Dante Alighieri)
62%
Se fossi fuoco - arderei il mondo
(Se fossi fuoco, Cecco Angiolieri)
62%
La vispa Teresa - avea tra l'erbetta
(La farfalletta, Luigi Sailer)
60%
D'in su la vetta - della torre antica
(Passero solitario, Giacomo Leopardi)
60%
Silvia - rimembri ancor?
(A Silvia, Giacomo Leopardi)
56%
Oh Valentino - vestito di nuovo
(Oh Valentino, Giovanni Pascoli)
54%
Quant'è bella giovinezza - che ci sfugge tuttavia
(Quant'è bella giovinezza, Lorenzo il Magnifico)
54%
S'ode a destra - uno squillo di tromba
(Il conte di Carmagnola, Alessandro Manzoni)
39%
I cipressi che a Bolgheri - alti e schietti
(Davanti a San Guido, Giosuè Carducci)
37%
Il morbo infuria - il pan ci manca
(A Venezia, Arnaldo Fusinato)
37%
Ritornava una rondine - al tetto
(10 agosto, Giovanni Pascoli)
35%
Meriggiare - pallido e assorto
(Marigiare, Eugenio Montale)
33%
Né mai più rivedrò - le sacre sponde
(A Zacinto, Ugo Foscolo)
27%
Vostra eccellenza - che mi sta in cagnesco
(Sant'Ambrogio, Giuseppe Giusti)
25%
Forse perché della fatal quiete - tu sei l'imago
(Alla sera, Ugo Foscolo)

20%

Un dì s'io non andrò - sempre
(In morte del fratello Giovanni, Ugo Foscolo)
18%