Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Giulia Grassi

 

I TAROCCHI
DEI VISCONTI

  
 Origine del gioco dei Tarocchi e significato del nome
I Tarocchi dei Visconti di Milano 
 

 

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Il gioco dei Tarocchi

I Tarocchi sono formati da due mazzi di carte: 
- Gli Arcani maggiori o Trionfi, cioè 22 carte figurate numerate da I a XXI  più una carta senza numero.
- Gli Arcani minori, cioè 56 carte divise in quattro semi (coppe, denari, spade e bastoni); ogni seme è formato da dieci carte che vanno dall'Asso al 10 (carte lisce o cartazze) e da quattro carte con Re, Regina, Cavallo e Fante (carte di corte). 
In tutto 78 carte. Gli Arcani minori probabilmente derivano dalle naibbe, mentre non sono chiare le origini degli Arcani maggiori.
  
Maggiori certezze ci sono invece su chi ha inventato i Tarocchi, in particolare gli Arcani maggiori. Si ritiene che il gioco sia stato inventato nell'Italia del Nord, agli inizi del XV secolo (entro il 1420): le carte più antiche arrivate fino a noi sono infatti carte dipinte a mano per la nobile famiglia dei Visconti, i duchi di Milano. La parola "Tarocchi", invece, appare cento anni dopo, nel 1530, e si riferisce al "gioco dei tarocchi". 

Sull'origine della parola Tarocchi ci sono varie ipotesi, alcune molto fantasiose:
- deriva da due parole egizie che significano "strada" e "re", Tar e Rog (o Ros), cioè la "Via del Re". Oppure, da Ta-urt / Tarut, la Grande Madre nella religione egizia.
- deriva da una parola araba, taraha, che significa "tara" (è quello che non si conserva, il superfluo che viene buttato via). Oppure da tarocco, cioè una varietà di arance; il nome è di origine araba perché sono stati gli Arabi ad introdurre questo frutto in Sicilia. Le prime carte, realizzate dagli arabi con

Il Tempo (L'eremita), dai Tarocchi dei Visconti

fogli dorati decorati "a sbalzo" (a rilievo), erano definite "taroccate" perché ricordavano la buccia dorata e ruvida delle arance. O, ancora, dal verbo arabo taraqa, che significa "martellare" e dal punto di vista fonetico somiglia molto alla parola occidentale.
- deriva dall'italiano antico
altarcare (dal latino altercari, cioè litigare con qualcuno), che è poi diventato altarocare, da cui taroccare, che significa "rispondere con un carta più potente": nel gioco dei Tarocchi gli Arcani maggiori prendono le carte restanti. Nell'italiano di oggi "taroccare" significa falsificare (indossare un abito taroccato, cioè un abito firmato da un grande stilista ma non originale, fatto da altri).

La relazione tra Tarocchi e cartomanzia (lettura del futuro nelle carte) è relativamente recente, dalla seconda metà del XVIII secolo.


I Tarocchi dei Visconti


I più antichi mazzi di Tarocchi esistenti sono tre e sono legati alla famiglia dei Visconti, i duchi di Milano. Questo non prova che i Tarocchi siano stati inventati nella Milano viscontea, ma è un indizio molto forte. Sappiamo poi che Filippo Maria Visconti era un appassionato del gioco delle carte: per lui  
Marziano da Tortona - segretario di corte, erudito ed astrologo - ha creato un mazzo di carte. Secondo alcuni si tratterebbe proprio del gioco dei Tarocchi mentre per altri si tratta di carte didattiche, con illustrazioni ispirate alla realtà del tempo, fatte non per divertire ma per educare.

I tre mazzi viscontei arrivati fino a noi non sono completi (78 carte); li elenchiamo in ordine cronologico:

Mazzo Cary-Yale Visconti
67 carte: 11 Trionfi (Mago, Imperatore, Imperatrice, Matrimonio, Carro, Fede, Speranza, Carità, Fortezza, Ruota del Destino, Morte, Giudizio, Mondo); 17 carte di corte, 39 carte numerali. 
Dimensione delle carte: 90x190 mm. Le carte numerali hanno il fondale punzonato in argento, le figure in lamina d'oro. I bordi sono rosa con fiorellini azzurri.
Nella carta degli Amanti c'è un baldacchino con gli stemmi dei Visconti e dei Savoia: si pensa che rappresenti le seconde nozze di Filippo Maria Visconti con Maria di Savoia, nel 1428.
È conservato nella Biblioteca dell'Università di Yale (New Haven, Stati Uniti).

La Regina di bastoni dai Tarocchi del "Mazzo Brera-Brambilla Visconti", opera di Bonifacio Bembo

 
Mazzo Brera-Brambilla Visconti
 
48 carte: 2 Trionfi (Imperatore e Ruota); 7 carte di corte (Re, Regina, Cavaliere di Frecce, Cavaliere e Fante di Coppe, Cavaliere e Fante di Denari); 39 carte numerali. 
Dimensione delle carte: 80x178 mm. Le carte numerali hanno il fondale punzonato in argento, le figure in lamina d'oro.
Sulle carte di denari è raffigurata la moneta con il ritratto di Filippo Maria del 1436.
È conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano, tranne una carta (collezione privata di Torino)

Mazzo Pierpont-Morgan (Bergamo) Visconti-Sforza
È il più antico mazzo di Tarocchi con la successione "classica" dei Trionfi, ed è quasi completo: mancano solo 4 carte. 
74 carte: 20 trionfi (Matto, Mago, Papa, Papessa, Imperatore, Imperatrice, Matrimonio, Carro, Ruota, Eremita, Traditore, Morte, Giustizia, Giudizio; Sole, Luna, Stelle, Mondo, Fortezza e Temperanza. Perduti il Diavolo e la Torre); 15 carte di corte e 39 carte numerali. 
Dimensione delle carte 85x175 mm. Le carte numerali hanno il fondale punzonato in argento, le figure in lamina d'oro.

Il Fante di ori dai Tarocchi del "Mazzo Brera-Brambilla Visconti", opera di Bonifacio Bembo

Si pensa che la carta degli Amanti raffiguri le nozze tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti del 1441
14 Trionfi (dal Matto al Giudizio) sono dell'epoca di Filippo Maria, e sono opera del pittore e miniaturista Bonifacio Bembo; i restanti 6 sono stati aggiunti qualche decennio dopo (verso il 1480) dal miniaturista Antonio da Cicognara. Bonifacio Bembo, pittore di corte presso gli Sforza dal 1447, sarebbe l'autore di questo mazzo e anche degli altri due.
26 carte sono conservate nell'Accademia Carrara di Bergamo, 35 carte nella Biblioteca Pierpont-Morgan di New York, le restanti 13 carte si trovano una collezione privata.

Le illustrazioni delle carte sono un riflesso della raffinata atmosfera della corte dei Visconti, e si inseriscono nel clima elegante della civiltà tardogotica.
 


Un passatempo pericoloso

Il gioco dei Tarocchi subito diventa il passatempo preferito non solo della nobiltà, ma anche del popolo. E dei preti. Al punto che San Bernardino da  

Le Stelle dal "Mazzo Pierpont-Morgan (Bergamo) Visconti-Sforza", opera di Antonio Cicognara

Siena, nel 1423, durante una predica nella basilica di San Petronio a Bologna si scaglia contro i Tarocchi, definendoli creazione degli infedeli e "ingegnoso strumento del diavolo per spingere sulla via del peccato le anime elette che si sono votate a Dio", cioè i sacerdoti ed i monaci.
Ma saranno parole inutili


I Tarocchi e Italo Calvino

Le carte dei Tarocchi del
"mazzo Pierpont-Morgan (Bergamo) Visconti-Sforza" hanno ispirato uno dei libri più fantasiosi di Italo Calvino (1923-1985): si tratta de Il castello dei destini incrociati,   pubblicato nel 1969. Tanti racconti costruiti in base a sequenze diverse delle carte del mazzo: ecco cosa scriveva Calvino nella Nota finale all'edizione del 1973: 
"Mi sono applicato soprattutto a guardare i Tarocchi con attenzione, con l'occhio di chi non sa cosa siano, e a trarne suggestioni e associazioni, a interpretarli secondo un'iconologia immaginaria. Quando le carte affiancate a caso mi davano una storia in cui riconoscevo un senso, mi mettevo a scriverla".