SCUDIT, SCUOLA D'ITALIANO ROMA, PRESENTA MATDID, MATERIALI DIDATTICI DI ITALIANO PER STRANIERI
A CURA DI ROBERTO TARTAGLIONE E GIULIA GRASSI


 

Materiale: n. 197  -  Data: 27.04.2008  - Livello: elementare 2 (A2)
autore: Roberto Tartaglione - Giulia Grassi

STORIA DI UNA CANZONE

Bella Ciao è una canzone popolare italiana famosa anche all'estero e cantata da diversi artisti internazionali. Simbolo della Resistenza e della lotta partigiana, è oggi in Italia oggetto di qualche polemica: ma da anni è diventata simbolo internazionale di lotta per la libertà. 

 
Esercizi con soluzione (e qualche informazione storica)   


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(testo aggiornato 14 agosto 2023)

La canzone “Bella Ciao” ha una storia molto particolare.

In Italia è considerata la canzone dei partigiani e qualcuno immagina intere brigate di combattenti sulle montagne che la cantano prima delle battaglie.

In realtà non è così: nessun partigiano ricorda di averla cantata in tempo di guerra. La canzone probabilmente è stata scritta sulla musica di un antico canto popolare. E il testo attuale probabilmente è stato aggiunto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Sappiamo ben poco di tutto quel che riguarda questa canzone, ma sappiamo con certezza che diventa molto famosa dopo il 1960.

“Bella Ciao”, naturalmente, è molto antipatica agli ex fascisti e alle persone di destra che hanno fatto di tutto per marchiarla come “canzone comunista”.

In realtà non abbiamo nessun motivo pensarla come canzone comunista: il testo riguarda i partigiani che, come si sa, erano sì comunisti, ma anche cattolici, liberali e di tutte le parti politiche avverse al fascismo. Insomma la canzone è un canto della libertà.

Proprio per questo diventa progressivamente l’inno di tutti quelli che combattono contro il potere.

La canzone ha avuto specialmente negli ultimi anni un'enorme fortuna internazionale: fa parte del repertorio del musicista bosniaco Goran Bregović ed è stata cantata nel 2011 dai contestatori americani che appartenevano al movimento Occupy Wall Street. Nel giugno del 2013 i giovani turchi la cantano quando scendono in piazza per reclamare la laicità dello stato turco voluta da Atatürk e per attaccare il capo del governo Erdoğan.

Da allora in sempre più nazioni estere la canzone si diffonde come simbolo di lotta per la libertà e come inno di rivolta: è stata eseguita anche durante i funerali del fumettista francese Bernard Verlhac, ucciso durante l'attentato alla sede di Charlie Hebdo a Parigi nel 2015.

La canzone è stata poi inserita nella serie spagnola "La casa de Papel", su Netflix dalla fine del 2017.

Da qui in poi la sua diffusione cresce ancora: milioni di visualizzazioni su Youtube, milioni di ascolti su Spottify anche per il remix costruito dal francese Florent Hugel e per Steve Aoki, che insieme ai colleghi italiani Marnik, ne propone una versione house che fa il giro del mondo.

E’ stata poi cantata dai combattenti Siriani e ne esiste una bellissima versione in persiano voluta dalle donne iraniane che combattono contro le leggi che impongono di portare il velo sulla testa.



Ma leggiamo il testo di questa "pericolosissima" canzone:

Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

Tutte le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Tutte le genti che passeranno
Mi diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»