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			Proviamo ora a sintetizzare quali sono le caratteristiche positive e 
			negative dei quattro raggruppamenti politici importanti di queste 
			elezioni agli occhi degli italiani. 
			Cominciamo 
			dal partito più nuovo, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. 
			Che cosa ha affascinato così tanti italiani che hanno dato il voto a 
			un partito nuovo e guidato da un ex comico televisivo? 
			Be', diciamo che il primo dei pregi di questo partito è probabilmente proprio la novità.  
			I nomi della 
			nostra classe politica infatti da molti decenni sono sempre gli 
			stessi. 
			Anzi, quasi tutti i partiti hanno spesso cambiato nome (solo 
			un esempio: il vecchio PCI - partito comunista italiano - in 
			20 anni è 
			diventato prima PDS - partito dei dempcratici di sinistra - poi 
			DS - 
			democratici di sinistra - e poi PD - Partito Democratico. Tanti 
			nomi, ma sostanzialmente sempre le stesse persone). 
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			Altro punto a favore 
			del M5S è l'immagine di "onestà" dei "grillini" cioè della gente che 
			segue Grillo, il fondatore del Movimento. 
			I punti del programma poi sono altrettanto convincenti: basta spese 
			per finanziare politici (corrotti), green economy, partecipazione 
			diretta alla vita politica (attraverso gli strumenti informatici), 
			no alla politica come professione: massimo due legislature e poi i politici 
			devono tornare alla vita "normale". 
			
			Difetti? 
			Be', certamente l'inesperienza. Ma soprattutto il fatto che la 
			posizione di chi dice "Noi siamo puliti, gli altri sono tutti 
			sporchi e devono tornare a casa" anche se spesso è vera, certo non 
			può piacere agli amanti della "democrazia" che non sopportano l'idea 
			di giudicare gli altri "tutti uguali". 
			Altro punto a sfavore riguarda la figura stessa del leader del 
			partito, Beppe Grillo: lo slogan infatti è "uno vale uno" cioè ogni 
			parlamentare conta quanto gli altri. Ma certo l'immagine di Grillo è 
			un po' quella del padre-padrone che in sostanza prende tutte le 
			decisioni (la caricatura del suo slogan è infati "Uno vale, uno!"). 
			Insomma, l'odore di un movimento un po' populista si sente. 
			Per il programma politico il punto più discusso è la questione economica: 
			è in condizione un movimento così giovane e con personaggi così 
			nuovi di gestire le complicate politiche economiche e finanziarie 
			europee? Ma i grillini possono comodamente rispondere: "non è che gli altri abbiano 
			poi fatto granché in questo senso!" 
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			Passiamo 
			ora alla sinistra (Partito Democratico + Sinistra è Libertà). 
			Chi ha votato per la sinistra vede in questa alleanza l'unica 
			possibilità di avere una politica attenta ai bisogni della società. 
			Europa sì, ma senza arrivare a strangolare i cittadini con sacrifici 
			economici insopportabili. Insomma, una politica seria e rigorosa 
			(come quella di Monti) ma con più attenzione al mondo del lavoro e 
			alla qualità della vita dei cittadini. Una social-democrazia di 
			stampo europeo. 
			
			Difetti? Un 
			mare! 
			I dirigenti del partitio sono politici di carriera e sempre gli 
			stessi da 
			un'eternità. 
			Nello stesso tempo non dimentichiamo che in 20 anni di berlusconismo 
			la sinistra non è riuscita a fare nulla contro un uomo 
			internazionalmente riconosciuto come il peggiore che l'Italia 
			potesse avere. E non solo non è riuscita a combatterlo, ma spesso si è accordata con lui contrattando privilegi e vantaggi in 
			cambio di altri privilegi e vantaggi. Venti anni di immobilismo e di 
			guerre interne per il potere 
			difficili da digerire. 
  
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			E adesso 
			vediamo la destra berlusconiana. 
			I lati positivi: se quasi 10 milioni di italiani hanno votato per i 
			partiti legati a Berlusconi qualcosa di positivo devono averlo 
			visto. Ma non chiedetelo a noi. Di lati positivi non ne vediamo 
			neanche uno e sui motivi del successo elettorale di Berlusconi 
			abbiamo le nostre idee che non staremo a esporre qui ora. 
			
			Lati 
			negativi? Anche qui direi che starli a raccontare non aggiungerebbe 
			nulla a quello che sapete già. 
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					Ultimo Mario Monti. 
					In lui lati positivi e lati negativi quasi combaciano. Monti 
					crede nell'Europa ed è un uomo capace di avere uno sguardo 
					verso il futuro. 
					
					È convinto che la strada del risanamento 
					economico che ha percorso nell'ultimo anno di governo sia 
					quella giusta e che ora si possa cominciare a pensare 
					a crescita e sviluppo. Ma i sacrifici da fare, 
					economicamente parlando, sono ancora tanti. 
					Magari ha ragione, ma magari (come spesso succede ai 
					"professori economisti") sbaglia tutto e le strade 
					percorribili sono ben altre. E poi resta il sospetto che se 
					i sacrifici sono sempre fatti dalle famiglie e dai ceti 
					sociali bassi e medio-bassi e quasi mai dai ricchi, dai 
					banchieri, dai politici e dai finanzieri, forse anche Monti 
					sbaglia qualcosa. 
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