Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Angelica Benincasa

 

NOTE
(E QUALCHE CITAZIONE) SULLA PUNTEGGIATURA

 

 Poche idee, ma confuse, su come si dovrebbe usare la punteggiatura

 

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L'interpunzione, comunemente detta "punteggiatura", è un fenomeno grafico che si è consolidato nell'uso solo con la diffusione del libro stampato.
Con la maggiore alfabetizzazione della popolazione si è poi sentita sempre più forte l'esigenza di regolare nella pagina scritta la sequenza delle parole e delle frasi, per rendere più chiara e agevole la lettura.
La punteggiatura è argomento di confine tra lo scritto e il parlato. Ed è proprio su questo punto che cominciano i guai…
Eh sì! perché nel corso dei secoli numerosi studiosi si sono interessati della questione, ma il risultato non è dei più convincenti. Infatti non esiste un "testo sacro" che contenga regole certe sull'uso dei segni interpuntivi né una definizione rigorosa sull'argomento. 

CARLO CARRA', Sole d'imbecillità, 1914

Le posizioni oscillano tra due esigenze apparentemente concordi, ma che si sono rivelate nel tempo divergenti.
Secondo alcuni, l'interpunzione è un sistema di interpretazione logico - sintattica, specifica dello scritto e necessaria come aiuto per la lettura visiva, cioè silenziosa. 
Per altri, invece, l'interpunzione come guida grafica per la lettura ad alta voce è utile per segnalare le pause e le intonazioni: è, dunque, proiezione dell'oralità sulla pagina scritta. 
La letteratura a questo proposito è sterminata. Eccone una piccola antologia:
 
 

Le repos de la voix dans le discours et les signes de la ponctuation dans l'écriture, se corrispondent toujours, indiquent également la liaison ou la disjonction des idées.

La pausa nel parlato e i segni d'interpunzione nella scrittura coincidono sempre, indicano anche la connessione o la disgiunzione delle idee

D'Alembert e Diderot Voce Ponctuation dell'Encyclopédie 

 

"J' ai du faire mention de la ponctuation, pour compléter l'énumération de tous nos moyens de syntaxe"

Ho dovuto menzionare la punteggiatura per completare l'enumerazione di tutti i nostri mezzi della sintassi

Destutt De Tracy, Idéologie, 2, 1803

  
"…una lingua scritta raramente è soltanto e totalmente un sistema di trascrizione di una lingua orale. In essa vi sono elementi che, invece di trascrivere aspetti del segnale sonoro, direttamente proiettano nel segnale scritto aspetti del significato che si vuole comunicare. Noi riteniamo che la punteggiatura, almeno come è usata normalmente oggi, sia costituita in buona misura da elementi di questo genere

D.Parisi, R. Conte, Per un'analisi dei segni di punteggiatura, con particolare riferimento alla virgola, in Per un'educazione linguistica razionale, a cura di D. Parisi, Bologna, Il Mulino, 1979

  
" La virgola, segno di una breve pausa sospensiva a cui s'accompagna un'intonazione o accento musicale ascendente della voce, si pone tra le parti, - simili o no, formate da più parole o di una parola sola, - della proposizione e del periodo, quando sostituiscono ciascuna per sé unità ben distinta e separata dal resto"

G. Malagoli, Ortoepia e ortografia italiana moderna, Milano, Hoepli, 1905 e 1912

  

Pour ma part, j'aime les phrases qui se lisent de deux façons, et sont par là riches de deux sens entre lesquels la ponctuation me forcereait à choisir. Or, je ne veux pas choisir.

Personalmente, mi piacciono le frasi che si leggono in due modi, e sono per questo ricche di due sensi tra i quali la punteggiatura mi forzerebbe a scegliere. Ora, io non voglio scegliere

Louis Aragon, Traité de style, Paris 1928

  

"Quand j'écris je m'écoute écrire, et c'est encore à haute voix que j'essaie ensuite mon texte écrit (…). La poncuation a donc pour moi une fonction essentiellement oratoire. J'affecionne les points d'interrogation, d'esclamation, de suspension, et aussi les tirets, etc. Moins le point-virgule que je n'entends pas.

Quando scrivo mi ascolto scrivere, ed è addirittura ad alta voce che provo il mio testo scritto (…). La punteggiatura ha dunque per me una funzione essenzialmente oratoria. Prediligo i punti interrogativi , esclamativi, i puntini di sospensione, e anche i trattini, ecc. Meno il punto e virgola che non sento

Michel Tournier, Intervista, "Traverses", 43, 1988

 
"Costrutto molto virgolato è costrutto molto bacato. Alle troppe virgole si riconosce che la locuzione è marcescente. Ma, mentre il cacio marcido cammina, lo stile fracido sta: putet et torpet".

G. D'Annunzio, Faville del maglio I, p. 383

 
Un movimento di rottura come il Futurismo teorizza una lingua dinamica che metta in discussione la sintassi tradizionale, proponendo liberi accostamenti di idee e parole. Da qui conseguenze pesanti anche per la punteggiatura:

Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza soste assurde delle virgole e dei punti.

Le parole liberate dalla punteggiatura irradieranno le une sulle altre, incroceranno i loro diversi magnetismi, secondo il dinamismo ininterrotto del pensiero.

Filippo Tommaso Marinetti, Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912), in Teoria e invenzione futurista, a c. di L. De Maria, Milano, 1968, pp. 41-42

FEDELE AZARI, Torino, 1922 circa

 
GIACOMO BALLA, Trelsi trelno (Rumoristica Plastica Baltrr), 1914, inchiostri colorati (Roma, Collezione Balla) Provate a leggere il testo che segue totalmente privo di punteggiatura:

Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrrrare spazio con un accordo ZZZANG TUMB TUMB ammutinamento di cento echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all'infiiiiiinito del centro di quel zzzang tumb tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq.) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia (…)

Filippo Tommaso Marinetti, Zang Tumb Tumb (Assedio di Adrianopoli)

  
La scrittura letteraria del Novecento predilige tecniche che imitano il parlato. 
I segni d'interpunzione diventano importanti strumenti di rappresentazione della lingua orale, sono segnali di sintassi e di regia della "voce scritta"; caratterizzano graficamente sia la voce del narratore che le voci imitate dai dialoghi. 
Scompaiono così spaziature di rigo, trattini, virgolette normalmente utilizzati per la resa grafica dei dialoghi, a favore di un maggiore uso dei puntini di sospensione. 
Questo cambiamento segna un passaggio forte da una distanza tra voce narrante e voci dei personaggi ad una omologazione delle voci. Leggiamone un esempio:
 
Recentemente s'erano sparse altre voci, tutte assai tristi: o addirittura disgustose. Che fosse iracondo, oltrechè uno scioperato uno scioperato lo si sapeva da un pezzo. Adesso circolava la diceria che, iracondo, in accessi bestiali di rabbia usasse maltrattamenti alla vecchia madre: smentiti per altro dalla Peppa, la lavandaia, ch'era particolarmente dimestica della Signora, e ne riceveva le più dolci ed umane confidenze….: e quindi anche quella reiterata denegazione, della carità e dell'amor materno. Povera Signora!…. Arrivava inatteso. Partiva quando tutti lo credevano a leggere. Dicevano che fosse vorace, e avido di cibo e di vino; e crudele: questo già fin da ragazzo: con le lucertole, che bacchettava perfidamente, coi polli del Giuseppe (il primo Giuseppe, il predecessore dell'attuale), che inseguiva ferocemente con una sua pazza frusta, arrivando perfino, certe volte, tanto era lo spavento, a farli sollevare da terra e quasi volare, pensate! Pensate! Volare! Come fossero falconi, i polli!

(Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore, ed. Manzotti, pp.77-78)

 
CARLA ACCARDI, Blurosso, 1963 (Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea) La punteggiatura è uno degli aspetti dello stile. Sanguineti afferma che lo stile è non avere stile. Concludiamo questo breve viaggio con una poesia il cui uso dei segni interpuntivi è consapevolmente erroneo:

La poesia è ancora praticabile, probabilmente: io me la       pratico, lo vedi,

in ogni caso, praticamente così: con questa poesia molto    quotidiana (e molto da quotidiano, proprio): questa poesia    molto giornaliera (e molto giornalistica, anche, se vuoi) è     più chiara, poi, di quell'articolo di Fortini che chiacchiera      della chiarezza degli articoli dei giornali, se hai visto «il        Corriere» dell'11, lunedì, e che ha per titolo appunto,            «perché è difficile scrivere chiaro» (e che dice persino,        ahimè che la chiarezza è come la verginità e la gioventù):    (e che bisogna perderle, pare, per trovarle): (e che io dico,   guarda, che è molto meglio perderle che trovarle, in fondo):

perché io sogno di sprofondarmi a testa prima, ormai, dentro un assoluto anonimato, (oggi ho perduto     tutto, o quasi) : (e questo significa, credo, nel profondo, che io sogno assolutamente di  morire, questa    volta, lo sai):

oggi il mio stile è non avere stile:

(Edoardo Sanguineti, PostKarten, 62, in Poesia degli anni sessanta, a c. di E. Siciliano, Milano,
Feltrinelli, 1979)