Matdid: Materiale didattico di italiano per stranieri aggiornato ogni 15 giorni a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi - Scudit, Scuola d'Italiano Roma


 
 
   
 

 

 

 

LORENZO LOTTO, Autoritratto (presunto), olio su tela, 1540 ca (Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza)
 
Ritratto di piccole dimensioni (cm 43 x 35), acquistato dal museo madrileno nel 1977 come 'Ritratto di un gentiluomo' opera di Lorenzo Lotto (1480-1556/57), veneziano. È stato un grande critico del secolo passato, Federico Zeri, a scrivere, poco dopo l'acquisto, che poteva trattarsi di un autoritratto: la posizione del 'gentiluomo' e la direzione dello sguardo indicano che il pittore si stava guardando in uno specchio.
Lotto è stato un grande ritrattista, come dimostra anche quest'opera, in cui il volto espressivo è messo in evidenza dalle aree scure di cappello, abito e capelli, il tutto su uno sfondo neutro. Questo formato, con il busto tagliato all'altezza delle spalle, è stato usato anche in altre opere, come il
Ritratto di un giovane con lucerna (1506 ca, Wien, Kunsthistorisches Museum,
foto a destra) e il Ritratto di un giovane uomo (1526 ca, Berlin, Gemäldegalerie).
 

Lotto è oggi considerato uno dei pittori più importanti del Rinascimento. Lo

 

WIEN
testimoniano anche le mostre, come quella monografica a lui dedicata a Roma, Lorenzo Lotto, Scuderie del Quirinale (2 marzo - 12 giugno 2011), accompagnata da non poche polemiche (click). Ma nella sua vita non ha avuto molto fortuna, ostacolato da un carattere introverso, schivo e solitario ma anche dal fatto di essere contemporaneo, a Venezia, di un genio accentratore come Tiziano (vedi). Quando nel 1509 papa Giulio II lo chiama a Roma, a dipingere i suoi appartamenti in Vaticano, per Lotto sembra l'inizio di una brillante carriera; ma poi arriva Raffaello (vedi), e il papa affida l'incarico a lui solo (che per fare i suoi affreschi distrugge quelli già dipinti da Lotto, che erano forse nella Stanza di Eliodoro). Ha lavorato a Venezia, sua città natale, ma anche a Bergamo, Treviso e, molto, nelle Marche, dove è morto povero e dimenticato (a Loreto, nel 1555/56). Nel suo testamento si definirà "Solo, senza fedel governo e molto inquieto nella mente".